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La rabbia nei bambini e adolescenti

Problemi comportamentali dei bambini e adolescenti spesso preoccupano i genitori e gli insegnanti. Quali sono le nuove indicazioni? la maggior parte dei bambini o preadolescenti segnalati ai servizi sociali hanno un disturbo di comportamento: disturbi della condotta, disturbo oppositivo provocatorio, disturbo antisociale di personalità, agitazione, deficit di attenzione, difficoltà di concentrazione che si traducono poi in difficoltà comportamentali. Problemi diffusi che hanno una gamma di espressione: dai ragazzi indisciplinati, che non fanno compiti e poi via via ai problemi piu significativi fino ad arrivare addirittura alla commissione dei reati.

La funzione educativa di un genitore viene vista metaforicamente in due modi:

-          come un falegname: che costruisce un mobile!

-          o come un giardiniere che crea delle condizioni adatte per la cura e alla crescita del bambino.

Ma nessuno dei due modi funzionano, poiché nessuno dei due modelli è interattivo.

È criticata spesso la carenza di funzioni paterne, con la nostalgia di un’autorità che a casa come a scuola e nella società sia in grado di mettere i limiti e di dare le giuste punizioni. L’ indebolimento del ruolo dei genitori fa parte di un cambiamento culturale più ampia, che ha sbiadito i confini dei ruoli affettivi, tra uomo e donna, padre e madre, genitori e figli. Per regolare i comportamenti trasgressivi e aggressivi, quindi, non basta ricostruire l’autorità genitoriale, cercando di essere più fermi, più coerenti, più decisi nel “dire no” o nell’applicare le giuste punizioni, ma occorre innanzitutto rispondere al bisogno evolutivo che ne è alla base. Oggi esiste la convinzione molto diffusa che la trasgressione del bambino nasce da una mancanza di regole, una carenza di funzione normativa che di solito è assegnata al padre…l’idea di un difetto delle funzioni paterne… in breve, all’apice esiste un padre pallido, debole e poco capace di dire di no. Ecco che subentra la questione dei principi educativi, regole e interventi sanzionatori! Togliere il cellulare, il PC, playstation. etc.…

Ma invece c’è molto di più…Forse è vero che esiste un padre meno forte rispetto a 50 anni fa, e che la parità tra uomo e donna, è stata confusa con l’idea della parità dei ruoli tra i genitori e i figli. ma questa è solo una visione parziale del problema.

Perché il problema non può essere ridotto al permissivismo o all’assenza di un padre … c’è molto di piu… A volte i comportamenti aggressivi invece, sono spesso una risposta alla condotta degli adulti stessi e le loro stesse mancanze. AI giorni nostri, sono subentrate tante nuove situazioni (famiglie allargate, famiglie di immigrati, difficoltà dei genitori stessi con dei problemi individuali, problemi coniugali che si riversa sui figli, genitori con abuso di sostanze, etc.). Cambiamenti nella famiglia sono molto rilevanti: separazioni, nuovi matrimoni. Davvero ci sono configurazioni molto diverse al di là del permissivismo.

Inoltre, negli adolescenti arrabbiati che ascoltano la musica arrabbiata e che si esibiscono con la violenza, spesso le condotte non sono collegate all’educazione ma ai problemi sociali. Una rabbia per difficolta che sentono a costruire un loro futuro e una loro integrazione sociale.

Quando abbiamo da fare con degli adolescenti ribelli che protestano o che mostrano della violenza…non dobbiamo pensare che sono ragazzi superficiali ma bensì che esprimono semplicemente un disagio sociale e che sentono fortemente un futuro poco presidiato dagli adulti. Questa percezione è soggettiva ma ci sono anche dei dati oggettivi che questi ragazzi hanno un accesso minore al lavoro e ad un futuro felice.

Quando parliamo dei ragazzi arrabbiati, violenti, è anche fondamentale considerare che per tanti bambini e adolescenti, la rabbia è una modalità unica a rispondere alle emozioni. Spesso si tratta di ragazzi impulsivi o ragazzi che hanno difficolta ad elaborare le proprie emozioni e che sanno tradurre le loro emozioni solo in rabbia.

Se sono tristi… lo manifestano con la rabbia.

Se hanno paura…lo manifestano con la rabbia.

Se hanno vergogna…. lo manifestano con la rabbia.

In breve, la rabbia è diventata ormai un’emozione polivalente. Per questo, dovremmo imparare che la rabbia debba essere letta come espressione di incapacità a tollerare la vergogna, paura, tristezza, paura, etc.…

La rabbia è un’emozione di base e la violenza è la sua espressione. Conoscere le ragioni della rabbia possono esserci utili ad avere degli orientamenti all’educazione dei figli per evitare l’escalation.

Allora la primissima cosa da fare è di non fermarsi al comportamento. Non diciamo come faccio a che non si arrabbi, ma il primo interrogativo deve essere: qual è il senso di questo comportamento? cioè andare al di là della gestione di rabbia, andare oltre alla manifestazione comportamentale e imparare a mettersi in questione. In sostanza, la domanda deve essere: a che cosa sta rispondendo?

Quest’approccio è fondamentale. Per esempio, un ragazzo arrabbiato con la mamma è forse da ricondurre all’eccessiva intrusività della madre e come il ragazzo gestisce e capisce questa intrusività.

Un'altra problematica importante è la questione di violenza figlio-parentale. La violenza dei figli verso i genitori può essere:

1.        primaria (per es. il ragazzo vive in un certo tipo di quartiere, ha un disagio economico reale o che ha perso la speranza verso il futuro…);

2.      secondaria (ragazzi con gravi problemi mentali, autismo, tossicodipendenza, o che hanno subito violenza, e quando sono sufficientemente grandi e forti restituiscono la violenza ricevuta).

In tutti questi casi, la terapia deve essere orientata a capire il senso di comportamento ma non tanto la gestione della rabbia stessa e non solo essere fermi e fermarsi di dire di no. Questa retorica a volte è veramente insufficiente.

È particolarmente utile affiancare invece la prospettiva di attenzione alla motivazione. Molti adolescenti hanno problemi con il loro mondo interno ed esprimono un disagio evolutivo manifestato con aggressività. Quest’area deve essere affrontato sia con educazione che psicoterapeuticamente.

Per concludere, è possibile pensare a tra livelli di risposta degli adulti di fronte alla trasgressività dei bambini e degli adolescenti:

1)      un primo livello reattivo (di controllo esterno del comportamento, anche attraverso limiti e punizioni);

2)      un secondo livello, rieducativo (o riabilitativo o rieducativo, in cui si cerca di sviluppare un’abilità carente nel bambino o adolescente)

3)      ed un terzo livello, evolutivo (in cui l’attenzione è al bisogno evolutivo che è alla base dei comportamenti di rabbia e oppositivo).